“Mi parlano del bene e del male e presumono che io sappia di cosa si tratta. Ma io non lo so (…) parlando di bene e di male, parliamo in concreto di una circostanza di cui non conosciamo la qualità più profonda”: in questo modo Jung attribuisce una connotazione innata al male; allo stesso modo si esprime Hillman: “il cattivo seme è lì in agguato: innato, presente fin dall’infanzia.
La ghianda si manifesta non solo come un angelo che guida, ammonisce, protegge (…) si esprime anche con una violenza implacabile”, rilevando che i comportamenti violenti, assurdi, affondano le loro radici nella prima infanzia, trovando poi piena espressione nell’età adulta attraverso un impulso verso la morte, una lacuna nell’anima, o addirittura una mancanza d’anima.
In ambito psicoanalitico, questa mancanza di anima, Bollas la chiama “Sé ucciso”: può accadere che un individuo, fin dall’infanzia, faccia esperienze di “uccisioni continue del Sè” che distruggono l’idioma del Sé, lo cancellano con un atto irriducibile che annulla l’autorità della sua vita interiore: ciò costituisce l’uccisione, non solo la morte del Sé.
La presente opera, pertanto, partendo da un approccio prettamente filosofico del bene e del male delle teorie proprie di Hobbes e Rousseau, si sviluppa attraverso i concetti della “pulsione di morte” e dell'“aggressività intrinseca e connaturata nell'uomo”, transitando quindi per la “forma erotica dell'odio”, fino ad arrivare e trattare ampiamente la forma più moderna di violenza: lo Stalking.